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Le quattro domande senza risposta

di Nando Dalla Chiesa
da "la Repubblica" 2 Settembre 2002

Il filone dei mandanti esterni a Cosa Nostra non è mai approdato a un' aula di tribunale..Domande senza risposta ce ne sono tante. Ma quattro mi premono oggi più delle altre.
La prima. Perché, come ha testi-moniato Tommaso Buscetta, la mafia propose alle Brigate rosse di rivendicare l'omicidio di mio padre già nel '79, quando egli era alla guida della lotta al terrorismo e non rappresentava una minaccia diretta per Cosanostra? Chi, quale "entità", chiese alla mafia di uccidere mio padre e per quale ragione? C'entrava questo con l'attività fin lì svolta e con le informazioni acquisite (caso Moro? altro?)? E contò, in questo, la scelta di mio padre di affrancarsi dalla diretta tutela del governo e di rientrare nei ranghi istituzionali assumendo il comando della Divisione Pastrengo? Ossia: quel suo desiderio di "normalità", che non piacque a Roma, lo rese forse "inaffidabile"? E che rapporto c'era tra le ragioni che portarono all'omicidio nell'82 e quelle che ne avevano suggerito l'esecuzione tre anni prima?
La seconda. Perché alcuni leader politici dell'epoca furono tanto sfuggenti o reticenti nelle loro testimonianze al maxiprocesso? Perché Giovanni Spadolini, da capo del governo, ricevette in silenzio la lettera del 2 aprile dell'82 in cui mio padre gli segnalò i "messaggi" della "famiglia politica più inquinata del luogo",inequivocabilmente segnalata come quella andreottiana? Perché disse al processo di avere letto "le famiglie politiche più inquinate del luogo"? E perché Andreotti smentì ("mi avrà confuso con un altro") l'incontro di cui mio padre scrisse nel suo diario il6 aprile seguente? E che cosa significava, in quell'incontro, l'allusione andreottiana all'as-sassinio di Pietro Inzerillo, il cui fratello Totò era stato ucciso con la stessa arma che avrebbe poi spara- to contro mio padre?
La terza. Perché uno sconosciuto maresciallo degli agenti di custodia di Cuneo, ripescato subito dopo l'avviso di garanzia a Giulio Andreotti, venne platealmente presentato senza alcuna verifica come "il braccio destro" di mio padre,anche in trasmissioni televisive? Chi fabbricò quella falsa testimonianza che ebbe un risalto mediatico straordinario e che durante il processo Andreotti trasformò mio padre in una specie di imputato morale, con l'accusa incombente delle cose e dei ricatti più turpi? Chi volle condurre, con risvolti processuali, quella operazione" alla memoria" e che rapporto c'era tra le menti di quell'operazione e le menti del delitto?
La quarta. Perché dopo l'assassinio funzionari di polizia e/o dei servizi entrarono in casa di mio padre per prendere il lenzuolo con cui coprirne il cadavere? Vi è qualche altro caso, prima e dopo di allora, di persone uccise che siano state coperte con lenzuola prese in casa loro in assenza della loro famiglia? E come mai la chiave della cassaforte (trovata aperta e vuota) che mancava il mattino dopo nella sua casa, riapparve la settimana dopo in un cassetto vuoto e già controllato sotto i nostri occhi? Chi, estraneo alla mafia, cercò qualcosa quella notte nella villa del prefetto di Palermo?

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