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Chiusa la rubrica dell'Espresso


curata da Daniele Scalise

da "Il Barbiere della Sera"

L'Espresso approfitta del restyling per cancellare la rubrica "Gaywatch" di Daniele Scalise. Che replica: nessuna censura, solo scarsa sensibilità. Ma occhio al boicottaggio


"La rubrica dell'Espresso "Gaywatch" che trattava argomenti legati al mondo gay, lesbico, trans bisex è stata chiusa.

La decisione di Daniela Hamaui, direttore del settimanale di Via Po, mi è stata comunicata nei giorni scorsi. Ringrazio tutti coloro che da quando Gaywatch fu inaugurata sotto la direzione di Giulio Anselmi - febbraio 2001 - mi hanno seguito, aiutato, sostenuto e incoraggiato.

Mi scuso di non essere riuscito, per mancanza di tempo, a rispondere alle centinaia di lettere ed email che in questi mesi mi sono arrivate. Continuo ad essere persuaso che la battaglia dei diritti delle persone omosessuali, bisessuali e transgender riguardi tutti coloro che ritengono fondamentale rendere più giusto e più civile questo Paese.

Daniele Scalise.

Questa email che ci è arrivata in redazione suona un po’ come un mesto commiato, ma a parlarci al telefono Daniele Scalise è più allegro che mai. Solo un filino incazzato.

“Ma chissenefrega se Daniela Hamaui non vuole più la mia rubrica, ci perdo un po’ di soldi ma certo non morirò di fame.

Lei, come direttore, aveva il diritto di cacciarmi, e io ho il diritto di dire che secondo me ha fatto una grande puttanata. O meglio, un errore di grammatica giornalistica ed editoriale.

Certo, poteva dirmelo di persona che Gaywatch le faceva schifo, magari mi convinceva”.

E invece?

E invece ho cercato di parlare con lei fin da quando si è insediata, senza mai ottenere un appuntamento.

Solo dieci giorni fa il vicedirettore Ramenghi mi chiama e mi fa un discorsetto imbarazzato: è in corso un restyling del giornale, la rubrica è troppo piccola, collocata male, tra le pagine della salute.

Lo ha detto anche la Hamaui all’Unità

E che, ce l’ho messa io lì la rubrica? Figurati se io posso pensare che i gay sono malati! Spostatela, mettetela vicino alla politica, o al giardinaggio se preferite. Se vi sembra piccola ditelo, io sono grafomane, scrivo quanto vi pare. La verità è che volevano proprio farmi fuori.

La Hamaui dice che preferisce occuparsi di cultura omosessuale con servizi e approfondimenti piuttosto che con un colonnino settimanale .

A scrivere un pezzo ogni tanto sui gay sono buoni tutti. Ma un appuntamento fisso, su uno dei maggiori settimanali di informazione: era questo il segnale importante!

Per l’Italia era una novità assoluta, ho ricevuto centinaia di lettere, mi hanno intervistato giornalisti americani, mi invitano di continuo a parlare in tv.

E poi era una rubrica agile, anche divertente, non schierata. Nello spazio “l’omofobo della settimana” ho colpito anche politici di sinistra. E però non ho mai ricevuto nemmeno una querela.

Ma non ti sembrava uno spazio autoghettizzante?

No, perché non era la rubrica di un omosessuale per gli omosessuali. Era un punto d’incontro. Io parlavo anche e soprattutto agli etero: cercavo di far capire che se una categoria di cittadini viene discriminata ne va della libertà di tutti.

Faccio per dire: mio padre che è di sinistra ma con i froci non vuole avere niente a che fare, magari legge di queste cose sull’Espresso comincia a maturare una sensibilità. L’ho anche detto: se il problema sono io, metteteci qualcun altro, ma la rubrica lasciatela.

Il problema eri tu?

Un collega mi aveva detto che la Hamaui era infastidita di vedere la mia firma su Prima comunicazione. Ma poteva essere una malalingua…


Certo che Prima gliene ha tirate di mazzate alla Hamaui…

Lo sanno tutti che Prima tira mazzate. Però è evidente che lì io non mi occupo mai dei giornali con cui collaboro, c’è un accordo preciso in questo senso.

E figuriamoci se delle vecchie volpi come i capi di Prima hanno bisogno di me per sparare addosso all’Espresso!

Comunque Ramenghi ha mostrato di cadere dalle nuvole: che tu scrivi su Prima, mi ha detto, l’abbiamo saputo mezz’ora fa. Il che è ridicolo, perché sono anni che su Prima compaiono interi romanzi con la mia firma…

Ti senti discriminato o censurato?

Figuriamoci, odio le checche petulanti, non mi sono mai sentito discriminato in vita mia, per me il caso è chiuso.

Però mi sembra bizzarro che un giornale mostri tanta disattenzione e scarsa sensibilità verso una parte consistente dei suoi lettori; e anche verso il proprio Dna, verso la sua storia di battaglie civili.

Proprio adesso mi è arrivata una mail: il presidente di un circolo Arcigay di Padova invita tutti gli iscritti a mandare un fax di protesta alla Hamaui e a boicottare l’Espresso.

Stiano attenti, perché i gay sono ipersensibili e un po’ paranoici (e spesso hanno ragione di esserlo). Se gli si scatenano contro...

L' impiegato del catasto


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