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L'Uomo all'idrogeno


intervista a Jeremy Rifkin

di Ernesto Assante

da la Repubblica (12/9/2002)

L’era del petrolio sta per finire. L'umanità dovrà adeguarsi a nuove forme d'energia. Tra queste ce n'è una che potrebbe, se sfruttata adeguatamente, avere la forza di cambiare il mondo. È il concetto base attorno al quale Jeremy Rifikin, presidente della Foundation on Economic Trends di Washington; professore alla Wharton School of Finance and Commerce, autore di saggi come il Secolo biotech, L'era dell'accessoe il più recente Ecocidio, ha scritto il suo nuovo libro, intitolato Economia all'Idrogeno, la creazione del Worldwide Energy Web e la redistribuzione del potere sulla terra(Mondadori, pagg. 340, euro 17,60).
Il libro propone un'ipotesi interessante: l’uso dell'idrogeno come fonte d'energia primaria e la costruzione di una rete energetica decentralizzata, che secondo Rifkin è completamente rivoluzionaria. "Nei prossimi anni", sostiene lo studioso, "la rivoluzione informatica e delle telecomunicazioni, associata a quella imminente dell'energia dell'idrogeno, costituirà un mix di tale potenza da riconfigurare radicalmente le relazioni umane nel corso del ventunesimo e ventiduesimo secolo. Poiché si trova ovunque, ed è inesauribile, se adeguatamente sfruttato, l'idrogeno consentirà a ogni essere umano di 'avere potere, diventando la base del primo regime energetico realmente democratico nella storia dell'umanità".
Il libro racconta il mondo di oggi così com'è, parla di economia, certo, ma anche di ecologia, di sviluppo sostenibile.
Dipinge scenari
nel tempo e racconta le avvincenti ipotesi della tecnologia del futuro, i drammi dei poveri del mondo e la termodinamica di Roma antica, il bio-terrorismo e l'incognita islamica, in un linguaggio sempre chiaro, con uno stile che, come nei libri precedenti, è avvincente e sicuro. Incontriamo Rifkin proprio nel giorno dell'anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle e la prima domanda è quasi inevitabile.
In che modo gli avvenimenti dell'11 settembre hanno influenzato la realizzazione di questo libro?
Avevo manifestato ai miei editori il mio interesse sull'argomento già un paio di anni fa, ma non avevo avuto reazioni
positive. Stavo quindi scrivendo un altro libro quando c'è stato l'attentato alle torri. A quel punto ho chiamato di nuovo i miei editori e ho detto che l'avrei scritto comunque, con o senza di loro. Questo libro non dipinge lo scenario del mondo dopo l'11 settembre, ma la fine di un'epoca. L’11 settembre è solo l'istante di una crisi più grande e più complessa, che sta attraversando tutto il mondo e che è strettamente correlata con il petrolio
Quali sono gli elementi di questa crisi?
Innanzi tutto il global warming il surriscaldamento della crosta terrestre. È senza dubbio la crisi più grande the abbia colpito l'umanità, nulla di simile è mai accaduto prima. È il lato oscuro del la rivoluzione industriale. Abbiamo usato carbone, petrolio, metano, abbiamo avuto benefici importanti ma abbiamo prodotto enormi quantità di anidride carbonica che sono nell'atmosfera e impediscono al calore di disperdersi. È stata una questione astratta per l’opinione pubblica fino a questa estate, quando le alluvioni in tutta Europa, le siccità negli Stati Uniti, e i problemi nel sud-est asiatico hanno reso chiaro a tutti che c'è qualcosa che non va' nel nostro sistema, che il clima è cambiato profondamente e cambierà ancora, portando con sé ulteriori disastri, siccità, alluvioni, incendi, l'innalzamento del livello dei mari. Si calcola che al ritmo odierno la temperatura crescerà nei prossimi cento anni tra 1.5 e 5.8 gradi
E il divario tra paesi ricchi e poveri ?
Si, c'è il grande .drammatico divario tra chi ha è chi non ha, tra popolazioni povere ,tra i pochi hanno le risorse e chi non ha ancora accesso all'acqua, al calore, alla. luce, all'energia. Oggi molti degli stati più poveri.del mondo spendono, per pagare gli interessi sui debiti contratti nel passato per acquistare petrolio ed energia, molto più di quello che sarebbe necessario per offrire alle proprie popolazioni i servizi fondamentali. È una spirale irreversibile che li conduce verso.la miseria e la disperazione
E il Medio Oriente?
Il terzo problema è il Medio Oriente. Osama bin Laden ha iniziato la sua battaglia quando gli americani hanno stabilito le loro basi in Arabia Saudita, e incita i suoi seguaci a riappropriarsi della terra sacra, istituendo lo Stato islamico universale è portando il prezzo del petrolio a 144 dollari al barile. Adesso Bush vuole attaccare l'Iraq perché dice che ha armi per la distruzione di massa. Anche io sono d'accordo, se Saddam avesse quelle armi prima o poi le userebbe, ma Bush sa bene che l'Iraq è il secondo produttore di petrolio al mondo dopo l'Arabia Saudita, e che la guerra la fa per "liberare" i pozzi di petrolio. Sa che nel giro di pochi anni tutte le risorse petrolifere del pianeta saranno concentrate nel Medio Oriente. La nostra economia, il nostro stile di vita, sono oggi basati sui carburanti fossili, sul petrolio. Ma il petrolio non è eterno, gli esperti ci dicono che abbiamo ancora 40 anni fino a raggiungere il picco della produzione e che poi il petrolio inizierà a esaurirsi. Molti geologi dicono che potremmo avere meno di 40 anni di tempo e che la prossima crisi petrolifera sarà permanente. Cosa accadrà allora? Probabilmente, se non scegliamo strade diverse, torneremo a usare carbone o altri combustibili che manderanno nell'atmosfera anidride carbonica in quantità ancora maggiori, con ricadute sulla biosfera ancora più devastanti di quelle già previste.
Sembra uno scenario senza vie d'uscita.
Invece una speranza c'è. Uscire dal petrolio ed entrare in una nuova era: quella dell'idrogeno. La nostra non è la prima società costretta ad affrontare una crisi energetica di queste dimensioni. L'energia ha sempre giocato un ruolo determinante nel l'ascesa e nella caduta delle civiltà, anzi, come sottolineo nel libro parlando dell'impero romano, sono convinto che sia proprio l'economia energetica a determinare i fattori di crollo di molte civiltà del passato. Solo che noi, a differenza delle civiltà precedenti,abbiamo modo di essere preparati a quello che può accadere. L'idrogeno è il più leggero e diffuso elemento in natura, se trasformato in fonte d'energia diventa il "carburante perpetuo".
Come?
In pochi anni potrebbe accadere quello che è 4 già successo con la diffusione dei personal computer nelle case e negli uffici: ognuno potrebbe comprare celle a combustibile alimentate a idrogeno,tenerle in casa o in ufficio e produrre energia. L'energia prodotta in eccesso potrebbe, da ognuno, essere rivenduta ad altri. Nascerebbe così una rete energetica mondiale dell'idrogeno, sui modello di Internet decentralizzata in grado di democratizzare per la prima volta nella storia la produzione e la distribuzione di energia.
Un cambiamento che ha bisogno di tempo e denaro.
Certo, l'idrogeno non si trova libero, va prodotto e questo ha del costi. Ma mantenere l'attuale regime costa e costerà in futuro sempre di più, molto di più. In termini economici, ma anche ambientali. La scelta è prendere forme rinnovabili di energia e cercare di conservarla. Si può generare localmente l'energia eolica, quella solare, fotovoltaica, idrica, quella geotermica, elettrolizzarla per produrre elettricità con un processo chimico, conservare l'idrogeno e inserirlo in una cella combustibile, come quelle già disponibili. Emissioni zero, nessuna dipendenza dal petrolio. L'Unione Europea sta già scegliendo le energie rinnovabili, il 22 percento dell'elettricità deve arrivare da fonti rinnovabili entro otto anni. L'Europa può essere il motore di questa rivoluzione. E in particolare l'Italia
L'Italia?
Si conosco bene il vostro paese e so che avete un'esperienza davvero unica al mondo: quella della rete delle piccole industrie collegate tra loro e al tempo presenti sul mercato globale. Il vostro modello di sviluppo vi ha portato a essere una delle prime potenze mondiali, senza grandi corporation. È un modello che funziona e si adatta magnificamente all'Energy web del futuro. Le piccole unità produttive possono nella nuova economia all'idrogeno, essere ognuna produttrice d'energia per sé e per gli altri.
Essere tutti collegati. E' una rivoluzione non solo economica, ma anche culturale.
Abbiaino pensato a creare la World Trade Organisation ma prima avremmo dovuto fare la World Cultural Organitation. Il commercio è un'estensione della cultura. Fatti come quelli dell'11 settembre dimostrano che viviamo nello stesso mondo, ma non ci conosciamo. Certo molta parte della nostra cultura non piace ai musulmani, come de1 resto ci sono cose dell'Islam che non piacciono a noi. Non dico che ci dobbiamo per forza piacere, ma dobbiamo almeno provare a conoscerci.

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