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Per Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino
di ombra
Vento.Un alito insistente che sinuoso s'infiltra in ogni dove. E' questo il
ricordo, residuo vischioso e continuo logorio. Ero giovane e disincantato
e
d'un tratto, solo uno, mi sono ritrovato sbalzato e chino, ricurvo nella
senilità delle ingenuità. Via Roma, a Palermo, è inesorabilmente uguale
a se stessa da quei secoli che transitano per i costumi d'un popolo prime che
dalla storia. Non fosse per quell'incedere stolto d'auto, motocicli e
corriere stanche, che nel rombo testimoniano l'oggi, si potrebbe apporre
l'eterna immagine dello stantio passeggiare di bottegai e casalinghe dalle
mani gonfie di borsette ricolme d'ortaggi e d'altro discese dai mercati di
Ballarò e della Vucciria, in se scenario, metafora ed emblema di una
sicilianità vera.
Avevo appena svoltato, avevo apposto le spalle a quel palazzo delle
ferrovie che da sempre è emblema di sogni in partenza e monito d'una
realtà contorta che li vuole l'approdo stremato di ogni speranza. Non so
perché ero li, ne mai più da li innanzi l'avrei immaginato, stavo
semplicemente come mille altre volte, e per milioni d'altri, costeggiando
la prima edicola che rasente la strada lambisce ogni passante. Ricordo una
voce, ricordo una
radio, era una voce concitata che pressappoco recitava "attentato in
autostrada, Falcone e i suoi sono rimasti vittime di un attentato".
Quell'aria, quell'alito tiepido, ma con la capacità di bruciar dentro, mi
sospesero in un attimo che ancora dura e si rinnova. Sento ancora le ossa >
riseccarsi, la strada svanire, i ronzii alienarsi e i mie passi che
vagano. No, non capii subito cosa successe, non capii subito perché, non
capii e basta,rifiutai, questo si, solo. Avete mai sentito una voce enunciare
"messo in croce Gesù", no, non so chi mai l'ha sentito. Mi si
consenta l'azzardo, quel giorno per il mio esile essere questo era successo. Falcone, Falcone,
Falcone. L'emblema di una speranza, di una possibilità, di un sogno,
ultimo e arduo vessillo prima della disfatta. Ora, infatti, la disfatta; come mai
avrei voluto accadesse, a cui mai avrei voluto sopravvivere per
raccontarla. Ricordo, purtroppo, voci di campo: "se l'è
cercata", o, in quella chiesa di pietra, l'omelia del cardinale:
"mentre a Roma si parla Sagunto viene espugnata". No! Roma? Sagunto? Ma cosa dici, a
"Roma "egregio cardinale c'eri anche tu, e impassibile discutevi
e disertavi, ma nel tuo cuore non c'era "Sagunto", la nostra Palermo, no, e non
c'è mai stata.
Un grido, un tentativo d'evasione, le voci, i politici, la gente, le
televisioni e i giornali. So solo che oggi porto una traccia che è un
solco nell'anima, e, che se solo un respiro mi rimarrà, lì abiterà Falcone
perché in lui e con lui viveva Palermo.
Dopo dieci anni, dopo un secolo, ci si prepara a ricompiere l'eccidio, a
dilaniare financo il ricordo che in tanti, come in me, è rimasto
indelebile. Mafia e mafiosi affrancati, delitti ora quasi divenuti
imprese, lo Stato pronto a trattare. I boia che Falcone inchiodò in cella >
pronti all'uscita perché sta per essere rinnegato è il principio più
importante che egli stesso introdusse in materia dell'imputazione delle
responsabilità: un mafioso deve essere giudicato in base ai reati diretti e indiretti, dato
che ne era il mandante e dato che non poteva che essere consenziente. Da domani se un
boss non ha compiuto direttamente alcun omicidio, o se alcuna responsabilità diretta verrà
accertata, avrà la stessa dignità di ogni altro libero cittadino. Che il
delitto l'abbia ordinato, e che, insieme a tanti altri, ha tenuto
inschiavitù un popolo non ha importanza.
Non ci sto, non posso starci, non posso essere complice dell'eccidio
ricompiuto di Giovanni Falcone. Lotterò caro Paese, con l'arma del
dialogo, dei sentimenti. Mi opporrò in ogni modo, e in ogni luogo e mai e poi mai farò terrorismo perché
voglio, cara cultura reietta, cara destra insulsa, caro Presidente del
consiglio, guardarvi nelle glaciali facce, quando vorrò scatenarvi la forza della
ragione, dei ricordi e del sangue che già è colato a fiumi. E noi, caro
Paese degli uomini coscienti e di coscienza, facciamola finita con i
tiepidi accenti e i toni da talk show.
E' l'ora di Giovanni Falcone, quel momento che nessuno potrà usurpare.
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