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Le nuove leggi non aiutano a scoprirli

intervista a Nando Dalla Chiesa
di Felice Cavallaro (dal "Sette" n°35/2002)  

Venti anni dopo, la prima riflessione di Nando Dalla Chiesa è che "sono stati vent'anni tolti: a lui, a noi figli, ai nostri nipoti". C'è rabbia e rimpianto nelle parole del figlio del generale-prefetto, oggi agguerrito senatore della sinistra e protagonista di una strenua battaglia estiva contro leggi e riforme presentate sulla giustizia da quell'area parlamentare che con amara ironia chiama la "Berlusconi band"; o il "Nuovo Studio Previti". "Mio padre avrebbe 82 anni. Suo fratello ne ha 80. L’altro ci sta arrivando. Per questo è possibile pensare che avremmo potuto averlo per altri 20 anni..." sussurra il professore di Sociologia, matricola alla Bocconi nel '68.
Lei indicò subito in cinque uomini della Democrazia cristiana i mandanti morali della strage. Si aspettava che dopo tanti anni non sarebbe stata raggiunta una vedrà giudiziaria su chi ordinò l'esecuzione?
Non ho mai raccontato un episodio. Un anno dopo il delitto, nel dicembre '83, al termine della registrazione di una trasmissione di Enzo Biagi per una Tv di Berlusconi a Lugano, ripartii per Roma con Pippo Fava, il giornalista che sarebbe stato ucciso dieci giorni dopo. Un personaggio che incantava per quel che raccontava, concreto, secco. E a me, tutto proiettato nella battaglia per la verità, in aereo, disse, severo: "Non si saprà mai chi ha fatto uccidere tuo padre". Era evidente che non voleva indurmi alla rassegnazione. Ma aveva ragione. Dei tre tronconi di processi avviati, quel lo sui mandanti esterni all'organizzazione mafiosa è rimasto una inchiesta senza sbocco processuale.
E la sua accusa dell'82?
I mandanti esterni ci sono stati, ne sono certo. La mia convinzione è che il delitto ha avuto un impulso politico non riconducibile solo alla Cupola mafiosa.
L'accusa era rivolta a Lima, D'acquisto, Martellucci, Ciancimino e Rosario Nicoletti.
Ripresi quei nomi da un articolo dell’Europeo che li indicava come gli avversari di mio padre. Sapevo che c'era una componente andreottiana inquinata in Sicilia, ma ignoravo che quei cinque personaggi erano quasi tutti amici di Andreotti. Compreso Ciancimino che qualche mese prima aveva fatto votare per lui.
Dalla famiglia andreottiana alla "Berlusconi band". Senatore l'avversario coincide con nuove dure lotte...
La notte in cui è avvenuto il colpo di mano sul legittimo sospetto ho capito che è ormai in discussione la dignità del Parlamento.
E per contestare il provvedimento lei ha evocato suo padre...
Ho ricordato il colonnello Dalla Chiesa che si presentò nel Settanta davanti alla Commissione antimafia parlando dell’indebolimento del lavoro dei carabinieri provocato dalle assoluzioni di Catanzaro dove era stato spostato per legittima suspicione" il processo ai 114 boss.
Gli stessi boss poi tornati vittoriosi a Palermo.
Gli stessi che avrebbero sparso sangue per un decennio. Ed è questo che si rischia con le norme varate dal "Nuovo Studio Previti". Si rischia di ridare fiato alla mafia. Ecco perché ho presentato una proposta di legge per assolvere Berlusconi e i suoi amici imputati a Milano, purché non devastino l’ordinamento giudiziario. Avete i numeri. Ve la faccio io la legge. Ma dichiarano inammissibile il testo. E adesso fabbricano le leggi che aiutano tutti i criminali. Per fare apparire ipocritamente di non cercare un salvacondotto per se stessi, perché sarebbe umiliante davanti al mondo intero.
Sua sorella Rita è di diverso parere. Anzi chiede di non ostacolare il buon lavoro che starebbe facendo Berlusconi.
Lo so. Lei è favorevole a Silvio Berlusconi. Ma quando si è trattato di difendere alcuni giudici come Caselli lo ha fatto. La memoria è la stessa. E l'affetto è grande. Nei primi giorni di agosto, in Grecia ha letto su un articolo che uscivo dal Senato col volto "terreo" e mi ha subito chiamato al cellulare per sapere se ero stanco, come stavo, cosa accadeva. Si, ci lega un affetto grande. Al di là di ogni cosa.
Per quanto riguarda il movente si è parlato spesso dei misteri del caso Moro, della P2..
Tanti i veleni e i depistaggi di questi anni. A cominciare dalle sciocchezze dette da un sedicente braccio destro di mio padre. Per il caso Moro non posso dire che non ci sia alcun rapporto. Mi sento di escludere però per tante ragioni morali che, come capo dell’antiterrorismo, mio padre avesse carte o documenti non consegnati all'autorità politica da cui dipendeva, cioè la presidenza del Consiglio. 
Il capo del governo era Andreotti Nonostante l'assoluzione di Palermo, è sempre del parere che bisognerebbe revocargli la carica di senatore a vita, come lei ha chiesto al Quirinale?
Bisogna riflettere nel modo più sensato. Si tratta di una carica che si attribuisce per altissimi meriti. E non sono previsti meriti politici. Ma sociali, letterari, scientifici... C'è quindi una forzatura. Come si fa a dire che ha avuto meriti altissimi una persona pur assolta in primo grado con una motivazione che riconosce l’esistenza di rapporti con gli imprenditori mafiosi Nino e Ignazio Salvo? È schizofrenico assegnare la medaglia d'oro a Carlo Alberto Dalla Chiesa e nominare senatore a vita chi ha avuto rapporti con i finanziatori di Cosa Nostra, cioè gli esattori. Il profilo morale non porta un Paese a ringraziare chi ha tessuto questo tipo di rapporti senza attenzioni alla funzione statale.
Fra quei cinque "mandanti" da lei indicati nell'82 non era andreottiano Rosario Nicoletti.
che si suicido, senza inviarle una lettera che fu trovata in bozza. Aveva scritto che l'accusa era ingiusta...
Furono mesi, anni terribili. Non sapevi chi faceva il doppio gioco... Ricordo però che strinsi la mano a Nicoletti nell’anniversario del 3 settembre '84, la sera della fiaccolata.
Due mesi dopo, tuttavia, si tolse la vita, dopo aver letto le stesse accuse su un suo libro
Quella stretta di mano era come dire che non lo consideravo uno dei mandanti della strage consumata in quel luogo dove ci ritrovavamo insieme. E non avevo veste politica. Ero solo un figlio. Non avevo obblighi istituzionali, forme da rispettare. Per questo mi lasciarono stupito il suicidio e le polemiche subito scatenate. Credo che ci siano state piuttosto interferenze psicologiche, politiche... La verità è che questa storia hanno cercato di rovesciarmela addosso.

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