Pierbusa Note

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Giovedì, 29 Novembre 2018

#Cara Caterina,
(Racconto sotto forma di lettera per il Laboratorio di Scrittura")

Cara Caterina,
ti scrivo in preda a una mortale stanchezza dopo quanto accaduto qui a Vigallesi e di cui ti ho accennato nella precedente mia lettera.
Il languido suono dei tamburi della nostra banda rimbombava mentre la processione portava Santa Agrippa per le strade del paese quando lo svenimento di uno dei portantini ha provocato la caduta della statua della Santa Patrona di Vigallesi nei liquami di un vicino canale di scolo.
Tutti ci stavamo prodigando per tirare su la statua della Santa a cui si era rotto un braccio e staccata la testa quando ci è caduta, tra capo e collo, la tegola dell'infarto di Don Giuseppe. Sarà stato per lo sforzo con cui nonostante la sua veneranda età ha cercato di tirare su il catafalco sarà stato per il gran caldo che c'era in quel momento, insomma da lì a poco è morto.
Caterina, abbiamo vissuto queste due tragedie come portatrici di altre grandi disgrazie per il futuro e abbiamo passato tutta la notte a vegliare la statua monca di Santa Agrippa e il corpo esanime di Don Giuseppe.
Mi scrivi chiedendomi se ci potremo sposare il mese prossimo come stabilito, ma secondo te dopo quanto è accaduto e senza un sacerdote in paese come sarebbe possibile?
Lo so che aspetti da otto anni e che siamo lontani da cinque e che nostro figlio ha giusto cinque anni, ma pensi davvero che non ritenga quanto accaduto una disgrazia per tutti, noi compresi?
Ti chiedo solo di aver pazienza e di non ascoltare le vecchie streghe del paese, specialmente quella gran buttanazza di Inuzza, che ti hanno telefonato per dirti che io me l'intenderei con Carmela. Figurati!!!
Quella neanche mi guarda. Non nego sia una bellissima picciotta con i suoi occhi verdi, capelli scuri, labbra carnose e seno prosperoso e le gambe, che gambe!
No, scusami mi ero fatto prendere. Mi raccomando non farmi più scenate di gelosia via lettera, lo sai che io ti ho sempre amato e sempre ti amerò.
Abbracciami nostro figlio Salvatore, luce dei miei occhi e che tanto assomiglia a tuo cugino Saro.

Con Amore,
tuo Pippo.

(Le parole in grassetto erano le parole obbligatorie da inserire nel racconto.)

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